IoT. Ma anche AI, Analytics e Big Data. Sono tutte parole con cui l’industria mondiale si sta già confrontando ma di cui si è avuto, per ora, solo un piccolo assaggio. Inthera era presente all’Analytics X di Amsterdam, un grande appuntamento organizzato da SAS che ha permesso di venire a contatto con le nuove parole d’ordine che stanno rivoluzionando – siamo solo all’inizio – il mondo.
Il futuro (ormai presente) dell’industria
Partiamo dalle definizioni: l’IoT, acronimo di Internet of Things, rappresenta tutte quelle soluzioni intelligenti che permettono un controllo dei macchinari da remoto. Si tratta di soluzioni che si possono applicare sia su dimensioni contenute (la domotica ne è un esempio), sia su grandi realtà aziendali e perfino sulle città. Attualmente l’industria italiana sta cercando di inserirsi in questa enorme trasformazione che viene fatta ricadere sotto il nome, generico, di Industry 4.0 e che presenta peculiarità anche per quanto riguarda le nuove occupazioni. Molti temono, infatti, che le macchine possano essere impiegate come forza lavoro, iniziando a svolgere tutta una serie di mansioni che erano “sopravvissute” all’introduzione massiccia dell’automazione avvenuta negli anni ’80 del secolo scorso.
Ma l’uomo rimane il vero valore aggiunto, in grado di sviluppare e controllare queste soluzioni innovative. E sempre l’uomo dovrà trovare, tramite la formazione, una nuova collocazione per tutti quei lavoratori che oggi vedono i loro impieghi diventare superflui. D’altronde, grazie alle nuove tecnologie, il processo produttivo si è ridotto da circa 30 giorni a poco più di 24 ore. Serve quindi che qualcuno governi questa catena che si è accorciata in modo così accentuato.
L’uomo al centro
Un altro tema affrontato ad Amsterdam è quello della manutenzione predittiva, ovvero la possibilità di tenere costantemente monitorati macchinari e apparecchiature e riuscire a comprendere in anticipo quali parti necessitino di essere revisionate o addirittura sostituite.
Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, anche in questo caso il tema è invalso nell’uso già da qualche tempo, ma è ancora prematuro (se non fantascientifico) immaginare che le macchine possano sostituirsi all’uomo nel processo decisionale. Anche perché il caso più eclatante, quello delle vetture a guida autonoma, ha dimostrato che vi sono ancora molti ostacoli da superare.
Detenere i dati, al di là delle tematiche di privacy che dovranno essere risolte entro maggio 2018, rappresenta un grande vantaggio in termini competitivi. Il punto, semmai, è un altro: capire quale uso possa essere fatta di questa quantità enorme di informazioni. Le macchine e le intelligenze artificiali, infatti, possono arrivare a catalogare qualsiasi tipo di dato, ma non sono ancora in grado di sostituire l’uomo nel processo dirimente che trasformi i dati in informazioni preziose e “spendibili”. Cosa che già oggi sta avvenendo sia per quanto riguarda i motori di ricerca, sia per quanto concerne i colossi dell’e-commerce, sia, infine, relativamente ai social network.
L’essere umano, insomma, continua a restare quel plus che ancora non è stato superato dall’IT. E rimarrà tale anche in un futuro, non troppo prossimo, in cui le macchine potranno fare a meno di noi dal punto di vista operativo. Si tratta, in estrema sintesi, di ribaltare la prospettiva: non più l’innovazione tecnologica come valore aggiunto, ma l’uomo e il suo pensiero, libero da formule e da schemi predefiniti.
Le applicazioni concrete per le Aziende
Tornando alle altre due keyword della nuova industria, Analytics e Big Data, è facile intuire come queste siano strettamente correlate tra loro. In entrambi i casi, infatti, si tratta di una enorme mole di dati raccolti grazie alle tecnologie digitali, che hanno ampliato a dismisura la possibilità di archiviazione.
Riferendoci a un caso pratico, possiamo citare il progetto realizzato da Inthera per conto di Abbonamento Musei Torino Piemonte, finalizzato alla sottoscrizione di un abbonamento da parte di clienti prospect e svolto attraverso attività di lead generation su molteplici canali, fonti e modalità. Una moltitudine di dati fondamentali per analizzare e clusterizzare i soggetti in insiemi omogenei e differenti fra di loro. Il motivo? Essere in grado di entrare in relazione in maniera personalizzata e attraverso un accurato piano di nurturing, con “tone of voice” differenti sulla base delle caratteristiche del target.
I dati utilizzati per il progetto, si inseriscono infatti all’interno del filone dei Big Data: sono state utilizzate semplici informazioni rilasciate spontaneamente dai soggetti, insieme a dati più complessi e più o meno destrutturati provenienti dalla fase di attraction dei nominativi. L’attività ha dato dei risultati molto positivi che si è concretizzata con un +30% di adesioni rispetto ad un gruppo di controllo indifferenziato ed opportunamente monitorato.
E allora la domanda non è se utilizzare Analytics e Big Data per le proprie sfide di business, ma come utilizzarle.
Leggi la Case Study di Inthera su Abbonamento Musei Torino Piemonte.